LE MOSCHE DEL CAPITALE
LE MOSCHE DEL CAPITALE
Il romanzo "Le mosche del capitale" è stato scritto da Paolo Volponi e pubblicato nel 1989, ed è dedicato ad Andriano Olivetti. La storie è ambientata negli anni Settanta/Ottanta ed è un'autobiografia. Il protagonista Bruto Saraccini è una raffigurazione dell'autore stesso, abile dirigente industriale nella Direzione Generale del personale e allo stesso tempo dell'idealista che spera nella possibilità di cambiare "dall'interno" i meccanismi di una realtà orientata solo al guadagno e al potere, valori perseguiti invece dai dirigenti di alto livello, paragonati a mosche che aleggiano attorno al capitale.
Il romanzo narra come una realtà orienta solo al profitto finisca per degradare i valori morali e umani dei soggetti, riducendo le relazioni interpersonali a giochi di potere, intrighi, lotte interne e alla disumanizzazione.Il professor Saraccini è un dirigente di seconda fascia della Direzione Generale del personale, relazioni sociali e pubblicità, immagini e servizi aziendali, La sua funzione si arresta alla valutazione dei quadri per la nomina a dirigente. Ma egli è considerato più che un gestore, un precettore e un confessore, un ottimo, sicuro selezionatore, chiaro nel giudizio sulla persona e su grado di cultura, professionalità, voglia di apprendere e di produrre. Ha gusto e discrezione; nessuno lo solleverebbe dal suo incarico.
Il Presidente ha cominciato ad apprezzarlo per la precisione delle sue relazioni, proposte, per la tempestività ed efficacia della loro praticabilità.
Gli amministratori delegati lo considerano importante dalla terza conferenza colleggiale sui problemi degli organici e delle retribuzioni. Saraccini non li stima e sa che presto saranno esonerati per l'incerto rendimento della loro gestione per incapacità di stabilire e organizzare un autentico piano di sviluppo industriale.
Raccomandazioni, elogi, vaghezze, coprono opinioni, problemi, opposizioni; poi promesse, congetture, di volta in volta negate, perfino rimproverate con sdegno e asprezza.
Il Direttore Generale del personale ha finito per cadere di peso in questi tranelli e ha dovuto dimettersi. Ha salvato la liquidazione e il preavviso, l'agenda personale e la cornice d'argento che aveva sulla scrivania. Non ha dato consegne né indicazioni per qualsiasi successione , è schizzato via con la sua BMW da fanfarone. Le sue competenze sono state assunte dal più giovane dei due amministratori delegati e da quel momento anche sparite. Ogni funzione, organo e atto insorge e procede per proprio conto, condotto o bloccato dalla pratica quotidiana, generalmente al di fuori, se non in opposizione, dei canali e degli spazi dei vari organismi aziendali
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